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Tomosintesi e Mammografia - a cosa serve e come funziona

Oggi parleremo della Mammografia e dell'esame tomosintesi, vedremo come si è e voluta la diagnostica RX della mammella.

La mammografia è un esame del seno umano effettuato tramite una bassa dose (di solito circa 0.7 mSv) di raggi X.

Viene utilizzato come strumento diagnostico per identificare tumori e cisti. È stato provato che la mortalità per tumore al seno è ridotta per chi si sottopone all'esame: per questo viene consigliato un esame del seno periodico (ogni anno per le donne che hanno fattori di rischio, per esempio un pregresso tumore al seno o familiarità per esso, o al massimo ogni due anni in tutte le restanti donne che non hanno alcun fattore di rischio) tramite mammografia.

In Italia la mammografia, come esame di screening, è consigliato a tutte le donne sopra i 50 anni ogni due anni se non sono nella classe a rischio.

 

Storia della mammografia

Una immagine ottenuta dall'indagine mammografica (mammogramma). La freccia indica una piccola lesione cancerosa.

Nel 1913 Albert Salomon descrive le prime immagini radiologiche della mammella, ricavate da ben 3000 campioni fra pezzi operatori e materiale autoptico. Fu però Stafford Warren che, presso il Memorial Hospital di Rochester approda alla mammografia di cui può essere considerato il padre. Egli partì dalla casuale osservazione, fatta durante le proprie ricerche intese ad identificare il miglior approccio proiettivo al peduncolo aortico, che nel decubito obliquo, a braccio sollevato, la mammella poteva essere esaminata bene ai raggi X. Warren realizza i primi patterns radiografici prevalentemente sui pezzi operatori ed autoptici, ma anche sul vivente e li verifica con rilievi macroscopici ed istologici.

Nonostante l'entusiasmo di Warren, i suoi colleghi inizialmente affrontarono questo lavoro con scarsa convinzione, almeno fino a quando non si riuscì a fare delle diagnosi anche su tumori di piccole dimensioni. Warren cominciò allora ad effettuare sistematicamente l'esame nella fase pre-operatoria, talora approfittando dei giorni festivi per non incorrere nello scetticismo dei chirurghi. Sulla scorta di Warren, gli apporti radiologici si fecero numerosi. Il rinnovato favore per la mammografia si ebbe soprattutto negli anni cinquanta.

Procedura

Esecuzione di una mammografia in proiezione cranio-caudale

Durante la procedura, il seno viene compresso utilizzando uno strumento dedicato. La compressione permette di uniformare il tessuto del seno per aumentare la qualità dell'immagine, in quanto la riduzione dello spessore del tessuto che i raggi X devono penetrare fa diminuire la quantità di radiazione diffusa, responsabile della degradazione del risultato. Questo comporta inoltre la diminuzione della dose necessaria di radiazioni e degli artefatti da movimento. In mammografia di screening, vengono realizzate due proiezioni della mammella: una dalla testa ai piedi (cranio-caudale, CC) e una angolata in vista laterale (obliqua medio-laterale, OML). La mammografia diagnostica può includere queste e altre proiezioni, comprese quelle ingranditeper lo studio e l'approfondimento di particolari. Deodoranti, talco o lozioni possono sembrare delle calcificazioni, se viste ai raggi X, quindi le donne sono invitate ad evitare il loro utilizzo nel giorno dell'esame.

Fino a qualche anno fa, la mammografia era eseguita con delle cassette contenenti la pellicola radiografica. Ora, la mammografia è in fase di transizione verso rivelatori digitali, conosciuti come mammografia digitale. Il primo sistema digitale è stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti nel 2000. Questo progresso si è avuto molti anni dopo che nella radiologia generale. Ciò è dovuto a diversi fattori:

  1. Esigenze di maggiore risoluzione spaziale della mammografia,
  2. Spesa significativamente alta delle apparecchiature,
  3. Preoccupazione da parte della FDA che le macchine per la mammografia digitale dimostrassero standard altrettanto buoni come lo schermo-pellicola nel rilevare il cancro al seno senza l'aumento della dose la crescita del numero delle donne richiamate per ulteriori valutazioni.

Al 1º marzo 2010, il 62% delle strutture statunitensi aveva almeno una unità digitale.

Al fine di incoraggiare l'uso di mammografie come misura di screening per il cancro al seno, un certo numero di ospedali, centri oncologici e gruppi di altri operatori sanitari hanno iniziato a praticare la mammografia su furgoni mobili.

Screening

Immagine di una mammella sana (sinistra) e una con un tumore (destra)

In molti paesi la mammografia di routine delle donne anziane è incoraggiata come un metodo di screening per la diagnosi precoce del cancro al seno. Nel 2009, la US Preventive Services Task Force (USPSTF) ha raccomandato che le donne, senza fattori di rischio, facciano lo screening mammografico ogni due anni, nell'età tra i 50 ei 74 anni. Hanno trovato che le informazioni erano insufficienti per raccomandare o sconsigliare lo screening tra i 40 ei 49 anni o di età superiore ai 74 anni.

Complessivamente gli studi clinici hanno trovato una riduzione relativa della mortalità del cancro al seno del 20%. Alcuni medici credono che le mammografie non riducono la mortalità per cancro al seno o almeno che le prove non lo dimostrano.

In Italia, lo screening è proposto, gratuitamente, a tutte le donne tra i 50 e i 69 anni di età.

 

Tomosintesi Mammaria

tomosintes-mammariaPer sconfiggere il cancro al seno, la prevenzione resta l’arma fondamentale. In tal senso, l’adozione della tomosintesi mammaria, la tecnologia all’avanguardia utilizzata per prevenzione senologica è fondamentale per tutte le donne.

Si tratta in pratica di una mammografia tridimensionale ad alta definizione. È un passo avanti importante per la tecnologia più avanzata della prevenzione del cancro al seno. Un ulteriore aiuto di grande interesse per la diagnosi precoce della patologia della mammella.

“La tomosintesi è uno strumento diagnostico che permette di studiare la mammella ‘a strati’  dove appunto la mammella viene scomposta in tante immagini che poi, sovrapposte, ricostruiscono la figura della mammella nella sua completezza. Tutto questo si traduce in un grande vantaggio per i seni difficili da leggere ad esempio nei seni densi che possono così essere analizzati più specificamente e in dettaglio, svelando lesioni che nell’immagine d’insieme sarebbero altrimenti mascherate. Il risultato è che aumenta l’accuratezza diagnostica, in quanto possono essere individuate lesioni che risulterebbero ‘invisibili’ con l’esame tradizionale”.

Un elemento determinante per una corretta prevenzione del cancro al seno, perché il problema del tumore al seno si risolve attraverso una buona diagnosi che deve essere precoce quindi i controlli femminili devono essere frequenti ma deve essere anche corretta, condotta da persone competenti e con apparecchiature avanzate, aggiornate e moderne come dovrebbe accadere in tutti i centri di diagnostica senologica”.

Secondo gli ultimi dati sull’incidenza e la prevalenza del cancro della mammella nella popolazione femminile italiana il numero di nuove neoplasie mammarie si attesta su valori sempre superiori a 40 mila all’anno, con un trend in aumento: erano 41.608 nel 2000 e in 6 anni si è registrata una crescita del 13,8%; il maggiore incremento percentuale del numero di nuovi tumori della mammella si riscontra nelle donne di età compresa tra 25 e 44 anni (quasi 77 donne ogni 100 mila in questa fascia d’età, con un aumento del +28,6% in sei anni).

Da un punto di vista metodologico questa macchina di ultima generazione offre una prestazione simile ad una mammografia digitale, ma è meno dolorosa perché la compressione necessaria è inferiore. Il costo dell’esame è praticamente uguale; rimane invariato il tempo di esposizione e inoltre l’aumento di radiazioni assorbite è assolutamente trascurabile. Rispetto alla metodologia standard dell’esame 2D, però, lo studio 3D eseguito con tomosintesi permette un’analisi molto più accurata “pezzettino per pezzettino” della mammella. Anche se ad oggi non esistono ancora studi scientifici di comparazione tra i dispositivi diagnostici in senologia “tutto lascia prevedere che la tomografia possa presto avere un ruolo importante nel moderno iter diagnostico senologico integrato”.

 

La tomosintesi mammaria – Valutazione tecnica

Tomosintesi-mammariaLa tomosintesi digitale della mammella (DBT, Digital Breast Tomosynthesis) e una tecnica di imaging tridimensionale che permette di ricostruire immagini volumetriche della mammella a partire da un numero finito di proiezioni bidimensionali a bassa dose, ottenute con angolazioni diverse del tubo radiogeno. Il principio radiogeometrico della tomosintesi e simile a quello applicato nella vecchia tecnica stratigrafica, con la differenza fondamentale che, mentre la stratigrafia richiedeva l’acquisizione di esposizioni multiple per ciascuno strato che si voleva “mettere a fuoco”, la tomosintesi digitale permette di ricostruire un numero arbitrario di piani a partire dalla stessa sequenza di proiezioni bidimensionali .

Ciò e reso possibile dalla separazione tra il processo di acquisizione e quello di visualizzazione consentita dall’impiego di rivelatori digitali diretti per cui le stesse proiezioni grezze possono essere processate per ricostruire piani diversi. La ricostruzione volumetrica, in linea di principio, consente di superare uno dei limiti principali dell’imaging bidimensionale, ovvero il mascheramento di lesioni (nel caso della mammella, masse, micro-calcificazioni, ecc.), causato dalla sovrapposizione di strutture normali; quindi l’opportunità di dissociare piani diversi da parte della tomosintesi fa ritenere possibile una riduzione del numero di falsi negativi e di falsi positivi dovuti alla sovrapposizione come introdotto, il limite principale della mammografia bidimensionale sia su pellicola (SFM = Screen Film Mammography) sia su supporto digitale (FFDM = Full Field DigitalMammography) e costituito dall’elevata densità mammaria del substrato anatomico derivante dalla sovrapposizione delle diverse “strutture”.

E’ intuitivo che l’elevato spessore può produrre su una superficie un “effetto di elevata densità”, anche se tra le strutture ghiandolari esistono piani di grasso più o meno estesi. In presenza di tali condizioni consegue la mancata o scadente visualizzazione e la “non percezione” delle lesioni espansive (masse e distorsioni) e delle calcificazioni, con errore significativamente più rilevante per le lesioni espansive in relazione al minor contrasto intrinseco. In virtù di una “nitida rappresentazione” in assenza di sovrapposizioni, la tomosintesi è in grado di “rendere visibili” e/o meglio analizzabili nelle forma, nei contorni, nella disposizione e nel numero le lesioni “non rappresentate o mal rappresentate” dalla mammografia. La DBT permette un sostanziale miglioramento nel rilevamento e nell’analisi delle lesioni, influendo tanto sul convincimento della loro presenza quanto nella certezza della loro assenza rispetto alla FFDM.

Ciò si associa peraltro un tempo di lettura discretamente più lungo, correlato al numero d’immagini e al contenuto informativo significativamente più ampio delle stesse da esaminare con attenzione sia in relazione all’analisi di strato quanto di ricomposizione spaziale da parte dell’operatore medico.

La DBT non è in grado allo stato attuale di definire con sufficiente accuratezza il quadrante nel quale la lesione è situata. Il rilevamento tomografico consente di fatto di apprezzare isolatamente le lesioni che più “soffrono” della sovrapposizione e quindi della confusione dei piani alla mammografia standard. Se anche i primi risultati comparativi, per ora esigui, saranno confermati, la DBT potrà inserirsi a pieno titolo nel novero delle tecniche idonee allo studio della mammella finalizzato al rilevamento di lesioni tanto nella diagnostica senologica quanto nello screening.

             

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